Una mattina mi toccava una commissione. Un appuntamento noioso, un periodo difficile. Stavo lì a parlare, sentendomi inadeguata, come spesso mi accade. E dire che di anni ne ho vissuti. Ben ottantaquattro. Ed è un periodo difficile. Mi chiedo quando mi riposerò, quando arriveranno i frutti di tutti i semi che ho seminato, se a ottantaquattro anni sto vivendo ancora un periodo difficile. Ci sarebbe da intendersi su cosa è un periodo difficile, ma non è che abbia così tante energie per spiegarlo.
Taglio corto, ero in coda alla posta a parlare con l’impiegata e io sono di poche parole da sempre. Ecco svelato il segreto per arrivare alla mia età: risparmiare fiato. Dire solo le cose importanti, e il resto del tempo tacere.
Per farla breve, ero lì che aspettavo di capire come fare con un libretto postale, lo ripeto: una cosa noiosa, una questione di denaro, quando mi giro per guardare in basso a destra dove spesso si posava il mio sguardo mentre l’impiegata trafficava con i documenti, e vedo una farfalla. Grande e colorata di arancio e nero.
La farfalla aveva una particolarità: camminava. Andava avanti a brevi passi, senza mai prendere il volo. Che strano, pensai.
Dopodiché, la mia mente è tornata al libretto, al ciuffo castano dell’impiegata e dai suoi occhi protetti dal vetro e dagli occhiali, in attesa di risposte rassicuranti sul mio denaro.
Ma la risposta non è arrivata se non molto dopo, a casa, quando mi è tornata in mente l’immagine della farfalla. Se per qualche ragione non puoi volare, allora cammina e cammina, ecco il senso della vita, almeno della mia.