La lucertola volante

Come fosse capitata sul cornicione, non era possibile ricostruirlo. Si trovò lì, da sola, un cucciolo di lucertola. Dove fossero la madre e il padre non lo sapeva. Né gli amici, i nonni, i fratelli. Una lucertola molto piccola, giallina, che correva incastrandosi tra i ciottoli e i detriti di una canalina dopo la pioggia.

Sto qui, ma se solo avessi il coraggio di saltare, volerei su un albero, saltando tra le grandi foglie, e avrei più posti dove andare. Sembrava pensare tra sé e sé; ma nulla pareva darle lo slancio per quel salto. Né piccolo né grande, né una vocina, né un calcione. Dai pensa a quella faccenda dei calabroni, che non sanno di non poter volare e volano etc. Sembrava farsi forza in queste meditazioni. Ma lei sapeva bene che una lucertola non può volare, era consapevole di sé, benché cucciolo, pensava.

Di colpo qualcosa le venne in aiuto. Partiva dal fondo del cornicione un filo o per meglio dire una corda cui era attaccato un secchio pieno di vernice. In quella casa c’erano lavori in corso e cominciavano proprio quel giorno. La vernice saliva o scendeva? Scendeva!

Fu così che bastò un piccolo salto arpionandosi al bordo del secchio e restando in precario equilibrio, sporcandosi le zampe e la pancia di bianco, per fare un grande volo fino a metà strada, da dove poi la lucertolina si lanciò fino a una foglia che macchiò tutta di vernice ma che trovò ancora più bella, più colorata. Per qualche metro, alla fine, volò veramente e in quel volo crebbe, diventando in pochi istanti una lucertola adulta.

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